L'Italia che verrà: cultura, economia e società. L'industria creativa.
In occasione del Seminario tenutosi all'inizio di Luglio “La bellezza del futuro – Cultura, innovazione, qualità, talenti e territori” è stata presentata una ricerca di Unioncamere e Fondazione Symbola e dove si analizzano le interazioni tra economia, cultura e società. Il rapporto, realizzato con l'apporto scientifico dell'Istituto Tagliacarne, è quindi un viaggio tra cultura, creatività, ingegno e saper fare.
La ricerca vuole proprio indagare il ruolo e il peso che la produzione di cultura assume in tutte le dimensioni del nostro sistema economico.
Oggi più che mai la produzione di cultura, la propensione alla qualità e al bello deve incrociare l'innovazione, la ricerca, la nuova frontiere della green economy. E' da questo incrocio che trae sempre più spesso forza il nuovo made in Italy.
Perfettamente in tema il contributo del nostro presidente Gabriele Centazzo nel libro Leadership Futura “Creatività e percezione della bellezza: due abilità da valorizzare come capisaldi della formazione delle nuove generazioni italiane, come capitale da incrementare per i nostri figli e nipoti.”
Riportiamo alcuni passi della ricerca L'Italia che verrà:
“All'interno del macro‐settore delle industrie culturali e creative si ritrovano quindi tanto attività riconducibili alle forme di espressione culturale, quanto attività nelle quali la dimensione espressiva si combina ad altre che appartengono alle logiche della manifattura o dell'economia dei servizi più tradizionali, ma che a causa della forte impronta creativa stabiliscono comunque un rapporto di forte complementarità con l'attività culturale, tanto da essere oggetti di percorsi di musealizzazione e di studio con modalità analoghe a quelle della produzione culturale vera e propria.
Queste attività contribuiscono alla formazione di un'identità culturale nazionale e ad una percezione di valore simbolico del Sistema Paese con modalità analoghe a quelle della produzione culturale. Il cosiddetto Made in Italy è, quindi, una sintesi complessa di elementi culturali e creativi, così come di produzioni che hanno una loro sostenibilità economica e di altre che non sono possibili senza sostegno esterno ma rimangono nondimeno indispensabili nella costruzione e nel mantenimento del nostro capitale culturale, spesso fornendo contenuti che sono utilizzati e messi a valore da settori produttivi orientati al mercato.”
Parlare di Made In Italy significa parlare anche di design e l'incisività del design nella produzione culturale italiana è confermata dai dati che il nostro Paese risulta il primo esportatore, tra le economie sviluppate (secondo solo alla Cina a livello mondiale), grazie alla sua posizione competitiva nel campo del design. La prima realtà per contributo del sistema produttivo culturale alla formazione complessiva del valore aggiunto provinciale è Arezzo (8,5%), a seguire Pordenone (8,0%) e Vicenza (7,8%). La geografia del design italiano passa attraverso la creatività dei territori del Made in Italy e trova nei settori della moda, dell'illuminotecnica, dell'arredamento, della cantieristica navale di lusso e più recentemente, delle fonti rinnovabili e dell'industria del gusto (food design) i terreni più fertili e vivaci.
All'interno della ricerca viene affrontato anche il tema della sostenibilità che ha dato un nuovo impulso nella creazione degli oggetti e che vede Valcucine protagonista.
“Un esempio di azienda che ben esemplifica questo nuovo modo di progettare gli oggetti è senza dubbio Valcucine. L'azienda, 173 dipendenti, il 60% del fatturato in Italia, è diventata famosa per le sue cucine ecologiche realizzate con materiali 100% riciclabili (prevalentemente alluminio e laminato), il più possibile dematerializzati, ad emissione zero di formaldeide, che garantiscono una lunga durata tecnica ed estetica. Una politica ambientale a 360° che va dalla progettazione allo smaltimento a fine del ciclo di vita. Per alcuni modelli di cucina, infatti, è previsto un meccanismo gratuito di ritiro a fine vita: il prodotto viene riportato in fabbrica, disassemblato velocemente perché non c'è stato utilizzo di colle, gli elementi trafilati in alluminio vengono riossidati e tornano nuovi. Inoltre Valcucine si impegna a ripristinare le materie prime rinnovabili, come il legno, con progetti di riforestazione gestiti da Bioforest“
per leggere l'intera ricerca L'Italia che verrà – industrie culturali, made in Italy e territori
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